È stata chiesta la conferma in appello della sentenza di primo grado per i 20 imputati al troncone processuale del maxi processo Mare Nostrum sulla malavita nella zona tirrenica del messinese che tratta dei fatti di droga. Il pg Ernesto Morici oggi ha chiesto la conferma delle 14 condanne emesse in primo grado nel 2005 ed ha rinunciato all'appello, avanzato dal pm, per sei delle persone assolte.
Le condanne da 14 a 5 anni per Massimo Beneducee Giulio Calderone , Umberto Beneduce, Salvatore Bianco , Ugo Manca, Salvatore Costa , Filippo Minolfi, Francesco Minolfi, Benedetto Mondello, Rosario Rotella, Armando Gangemi, Andrea Cattafi, Domenico Longo e Valentino Rotella. Il pg ha rinunciato all'appello per i sei assolti in primo grado Luigi Alberti, Antonino Barresi, Domenico e Salvatore Ofria, Luigi Leto e Mario Giulio Calderone.
NE CONOSCETE QUALCUNO DI QUESTI?
giovedì 15 ottobre 2009
Alluvione 2007: I soldi c'erano
I soldi per mettere in sicurezza i comuni in provincia di Messina c'erano; erano stati predisposti dopo le alluvioni del 2007. Ecco l'ordinanza con le cifre stanziate, della cui gestione era responsabile la protezione civile siciliana, e con gli interventi previsti, da fare molto in fretta. Perché non sono stati usati, quei fondi? Dove sono finiti? Ordinanza n. 3668 del 17 aprile 2008: «Disposizioni urgenti di protezione civile dirette a fronteggiare gli eventi calamitosi in ordine agli eccezionali eventi atmosferici verificatisi nei mesi di settembre, ottobre e novembre 2007 nei comuni della fascia jonica della provincia di Messina». Somme stanziate dalla Regione Siciliana: 3 + 4 milioni di euro. Responsabile dell’utilizzo del finanziamento: il commissario delegato per il superamento dell’emergenza, ovvero il dirigente generale del dipartimento della Protezione civile della Regione siciliana, Ing. Salvatore Cocina. I soldi dunque c’erano. Pochi, d’accordo, e assolutamente insufficienti per la messa in sicurezza di tutto il territorio ferito dall’alluvione del 25 ottobre 2007 [il Genio civile aveva stimato necessari interventi per oltre 50 milioni di euro]. Ma le priorità d’intervento erano state individuate. Giampilieri Superiore e Scaletta Zanclea erano in cima alla lista. E se con quei soldi si fosse potuta salvare una frazione, un gruppo di case, una chiesa, o una sola vita umana e ciò non è stato fatto, qualcuno ne dovrà rispondere personalmente
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Consorzio Autostrade Siciliane: indagini chiuse per sei indagati
Il sostituto procuratore, Vincenzo Cefalo è giunto ad un punto cruciale dell’inchiesta sulle ultime due gestioni amministrative del Consorzio Autostrade Siciliane. Il magistrato ha concluso la fase delle indagini del fascicolo che pone in evidenza le gestioni dell’ex presidente del Consorzio Antonino Minardo e dell’attuale presidente Patrizia Valenti. Quest’ultima era stata rimossa dal commissario regionale ma recentemente è tornata al suo posto grazie ad una sentenza del Tar di Catania. L’avviso di chiusura indagini riguarda l'ex presidente Antonino Minardo, i membri del CdA Carmelo Torre, Angelo Paffumi e Giuseppe Faraone, il presidente Patrizia Valenti e il funzionario dell'ente Felice Siracusa. Per loro la Procura ha ipotizzato i reati di abuso d'ufficio e rifiuto-omissione di atti d'ufficio per tre distinte vicende. Intanto tutti i sei indagati hanno chiesto di essere sentiti. Il sostituto Cefalo li interrogherà nei prossimi giorni e poi deciderà se chiederà il rinvio a giudizio o l’archiviazione. La prima parte dell’inchiesta riguarda la delibera con cui il 20 settembre del 2007 fu nominato Direttore generale del Consorzio l'ingegnere Vincenzo Pozzi, ex manager dell'Anas. Delibera che non passò all’unanimità. Alcuni membri del CdA votarono mentre a favore si schierarono il presidente Minardo, il vicepresidente Torre e poi Paffumi e Faraone. Da qui l’esposto in Procura in quanto, secondo alcuni membri del Cda, Pozzi fu scelto senza esaminare nessun'altra candidatura. C’è poi il reato di rifiuto di atti d'ufficio ipotizzato per Minardo, Torre, Paffumi e Faraone. Quella delibera, che prevedeva un compenso di 107.000 euro annui lordi per Pozzi, sarebbe stata in contrasto con una sentenza del Tar del 2006. Il Tribunale amministrativo di Catania imponeva al Consorzio l’obbligo di approvare la graduatoria del concorso interno per titoli, per coprire il posto di dirigente generale. Procedura che, secondo i denuncianti, non fu seguita. L’ultima tranche dell’inchiesta vede protagonista il reintegrato presidente del Cas, Patrizia Valenti. Il funzionario, secondo l’accusa, avrebbe ignorato del tutto un provvedimento del Tar che le imponeva l'assunzione dell'avvocato Olivia Pintabona a direttore generale del Consorzio. Quest’ultima, infatti, da tempo aveva avviato un contenzioso legale con il Cas per la copertura di quell’incarico.
da La voce del Longano.
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