Un tour in auto per Messina e ti si accappona la pelle. Uscito dalle macerie di Giampilieri, fissati gli occhi sulle case spianate e sotterrate dal fango della collina, ti si para davanti una città fragilissima. La città delle fiumare cementificate dove hanno costruito di tutto. Palazzi e scuole. E dei monti che da anni nessuno cura e difende, pronti a vendicarsi, a diventare un giorno bombe di fango. La città del Grande Terremoto. Che cent’anni fa uccise e distrusse. Ma che cent’anni dopo non è stato capace di insegnare granché ai messinesi e ai loro amministratori. Basta vedere i palazzi costruiti sulle colline, nove, dieci piani per ammirare uno dei panorami più belli d’Italia. Per questo la chiamano la Panoramica la circonvallazione che dall’Annunziata porta fino a Capo Pellaro. Nessuna via di fuga.
Si vede lo Stretto e Reggio e nelle giornate di sole limpido anche il lungomare dall’altra parte. Ma solo per chi abita negli attici o negli appartamenti degli ultimi piani, case, palazzi, strade strette. Nessuna via di fuga nel caso in cui il sisma dovesse decidere di ripresentarsi cent’anni dopo. Hanno fatto di tutto a questa città. Lo dicono gli ambientalisti, i comitati che si battono contro il Ponte sullo Stretto, lo documentano, articolo dopo articolo, i giornalisti del settimanale CENTONOVE. Pazzi, gente che parla tanto per dire. Che non ha capito che la regola a Messina è “cummigghiari”. Nascondere. Qui il potere ha mille facce.
I padroni dello stretto.
Quella ufficiale della politica e quella nascosta delle logge massoniche. Quella onnipresente e bipartisan dei Franza e dei Genovese. I padroni dello Stretto, e quella dei baronati universitari, delle magistrature e delle burocrazie. Domenico Nania, uomo forte di An, oggi ras in crisi del Pdl siciliano; Peppino Buzzanca, una volta di An pure lui, il sindaco della città; Rocco Crimi, sottosegretario allo Sport; Formica, vicepresidente dell’Assemblea regionale siciliana. Sono i rappresentanti del potere politico. Una volta fortissimo. Decidevano a Palermo, contavano a Roma. Ora alla Regione c’è Raffaele Lombardo che toglie spazi. Il Pdl siciliano è un campo di battaglia con gli uomini del sottosegretario Gianfranco Miccichè e i supporters del Presidente del Senato Renato Schifani che si combattono all’arma bianca. A Roma e a Palermo si conta se si controllano i consigli comunali. E i Piani regolatori della città. Quello di Messina lo stanno demolendo a colpi di varianti, correzione, piani di quadro. Stanno toccando tutto ma non la previsione di crescita della città 550mila abitanti, così c’era scritto negli studi e nelle tabelle quando fu partorito, i primi anni Novanta. Perchè questo è il miglior modo per costruire dovunque. E forse ha ragione Antonio Martino, l’ex ministro della Difesa, messinese doc e tra i fondatori di Forza Italia. Intervistato dal Corriere della Sera dopo la tragedia di Giampilieri, ha detto che una buona parte dell’edilizia di Messina è in regola, certo, ma solo sulla carta. Basta continuare il tour per vedere e capire. Viale Boccetta, qui c’è l’ingresso dell’autostrada. Una ditta di costruzione ha demolito una parte della suola di fondazione della spalla del viadotto per costruire un passo carrabile. Serviva al passaggio dei camion e delle betoniere per il cantiere di un residence. Sette indagati. Una telenovela di ricorsi, opposizioni burocratiche. Querele e denunce. Ma giocando con le carte si può fare il miracolo di trasformare le zone verdi, destinate a rimanere tali, in estese aree edificabili.
Verde cementificato.
Dietro il liceo “Archimede” è stato costruito un palazzone di sei piani, compresi interrati e portici. Per le “carte” del vecchio Prg quell’area era destinata a verde pubblico. Non è andata così. Se poi si leggono i nomi dei soci della Coim, la società che ha tirato su il palazzo, si capiscono tante cose sul rapporto tra politica e affari in questa città. Un avvocato donna che fa parte del collegio di difesa del Comune, ovviamente nominata dal sindaco Peppino Buzzanca, sposata con Giovanni Crimi, fratello del sottosegretario allo Sport Rocco, uno dei potenti della città. E un’altra donna moglie del progettista del complesso e membro della commissione edilizia comunale. Piccole cose, se si vuole, rispetto ai grandi affari della città. Gianfranco Scoglio, Pdl, è l’Assessore comunale ai lavori pubblici. E’ raggiante, perchè due giorni fa, in un clima rigorosamente bipartisan, è stato approvato il piano triennale per le opere pubbliche. Il Pd aveva presentato 300 emendamenti, li ha ritirati dopo la tragedia di questi giorni. Si costruiranno parcheggi, strade, si metterà mano alla mobilità sul territorio. Ma il grande affare è la trasformazione del Tirone, uno degli ultimi borghi pre-terremoto. Un’area da risanare e da restituire alla città. Ci sono già i deplianti con le foto e i diagrammi che mostrano il futuro della zona. Edilizia residenziale, palazzi da 9 a 15 piani. Cemento. Politica e piani regolatori. Se a Messina funziona così. A Scaletta, uno dei paesi dell’alluvione, il potere si tramanda di padre in figlio. Oggi Mario Briguglio inveisce contro chi individua nella speculazione edilizia incontrollata una delle cause della tragedia. Ieri il papà, collocatore comunale di antica fede democristiana, costruiva il potere della famiglia.
Enrico Fierro
Il Fatto Quotidiano
07.10.2009
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Fatto sta che nania comanda da 15 anni....ed in questi giorni non si è mai visto..
RispondiEliminatanto continuerà a vincere le elezioni