sabato 26 settembre 2009

Narcisismi di destra, antipatie di sinistra

di Massimo Fini, in Il Fatto quotidiano, 26.09.2009

Come mai tanta brava gente, pur capendo benissimo
chi è Berlusconi, continua a dargli la preferenza?
Perché la sinistra è odiosa. Ha una perenne supercigliosità,
una puzzetta sotto il naso, un guardar dall'alto in basso
che le deriva dalla tradizione del vecchio Pci, solo che
quando questo atteggiamento era di Amendola o di altri
comunisti dell'epoca poteva anche avere una legittimità e
incutere rispetto, negli stracciaculi di oggi suscita solo
fa s t i d i o .
L' attuale destra, che per la verità si fa fatica a chiamar
tale perché la destra è una cosa seria, è molto meno
spocchiosa. A cominciare dal “lider maximo”. Ho un paio
di ricordi in proposito. Ero a San Siro, con mio figlio, a
vedere Milan-Toro. Poiché il Milan praticava una politica
di abbonamenti a tappeto avrei dovuto andare in curva,
ma con un bambino di dieci anni non me l'ero sentita di
portarlo fra gli assassini. Così ero finito fra gli stronzi della
Tribuna d'Onore. Durante l'intervallo molti importanti
giornalisti - mi ricordo Piero Ostellino - si erano accalcati
attorno a Berlusconi, vezzeggiandolo con alti squittii. La
scena si era ripetuta alla fine della partita. Io stavo
uscendo dallo stadio con mio figlio. Berlusconi mollò il
manipolo di leccaculi e venne dritto verso di me: «L'ho
vista ieri al Costanzo Show». «Ah, ma vede proprio tutto,
presidente» risposi e me ne andai. Sapeva benissimo che
ero un antipatizzante, ma per il suo narcisismo, per la sua
inesausta ansia di piacere a tutti, per l'incapacità
antropologica di concepire che si possa pensarla
diversamente da lui, aveva cercato di sedurmi. Non ci era
riuscito. Ma almeno ci aveva provato. Aveva dimostrato
attenzione per la mia persona. E lo stesso mi è capitato le
volte che ho incrociato Fedele Confalonieri che, nella
coppia, ha la parte del “poliziotto buono”. Se incontro, a
qualche trasmissione, Pecoraro Scanio, dicesi Pecoraro
Scanio, costui mi passa attraverso, non mi vede neanche.
Pamela Villoresi è una mia cara amica e quando si trova
a Milano è ospite da me. È la classica “suorina di
s i n i s t ra ” - in più di vent'anni di conoscenza non mi è
riuscito di convertirla a sentimenti più sobri - e alla sinistra,
per pura passione ideale, ha reso parecchi servigi gratuiti.
Poiché oltre a far l'attrice organizza festival di
teatro è costretta ad avere rapporti con le
Istituzioni. Bene, l'ho vista cercare di
contattare Rutelli, dicesi Rutelli, e
passare per una trafila esasperante,
senza riuscirci. Di recente mi ha
raccontato, un po’ sbalordita e un po'
lusingata: «Sai, l'altro giorno ho
telefonato a Gianni Letta. Non mi ha
lasciato quasi aprir bocca: “Signora che
piacere. Io l'ammiro moltissimo.
Vediamoci quando vuole, anche subito”».
Sarà l' «inferiority complex» che
questa destra nutre nei
confronti del mondo
della cultura, ma così
è. Poi magari fanno
leggi che segano
cultura, teatro,
scuola. Ma, sul piano
personale, la sinistra
riesce ad essere più
antipatica di questi
mezzi manigoldi. E ce
ne vuole

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